7.1 – PRIMA COLATA (URGNANO, BG )
Lega utilizzata: Cu-Al
Temperatura di colata: 1060°C/1070°C
Forno a induzione
Analisi dei risultati e considerazioni.
7.2 – SECONDA COLATA (CELLATICA, BS)
Lega: Cu90Sn10 e Cu85Sn10Pb5
Temperatura: 1150°C/1170°C
Forno a crogiolo con alimentazione a gas.
Accorgimenti adottati rispetto alla prima colata:
Le parti più fragili dello stampo sono state rinforzate con i piccoli perni metallici.
La scelta delle leghe è stata fatta in base alla necessità di valutare l’efficacia dello stampo nel distinguere le caratteristiche di due leghe di cui si suppone una diversa colabilità. La lega standard Cu90Sn10 (figura 20) e la Cu85Sn10Pb5 (figura 21) per verificare l’adeguatezza delle dimensioni dello stampo e confrontare due tra le leghe previste dal piano di lavoro.
Dalla tabella traspare che la dispersione dei risultati sulla lega Cu-Sn risulta troppo elevata e questo è stato imputato ad un ridotto controllo della velocità di colata. Inoltre, per quanto riguarda la Cu85Sn10Pb5, l’elevata colabilità della lega ha fornito risultati di complessa interpretazione perchè lo stampo risulta sempre riempito. Questo è stato valutato negativamente in quanto non permette di discriminare leghe che abbiano colabilità simile. Allo stesso tempo si è visto che i perni utilizzati per bloccare i bordi della spirale dovranno essere applicati sull’intero stampo e non solo sulla prima parte. Infatti in due casi su tre la penultima spira mostra segni di cedimento della sabbia.
Un design alternativo dovrebbe prevedere anche un maggior controllo delle interfacce tra le staffe al fine di evitare che una lega troppo fluida vi scorra attraverso falsando i risultati. Per regolare la velocità di flusso all’interno dello stampo si sono ipotizzate più soluzioni: ad esempio l’inserimento di un filtro ceramico all’imboccatura tra materozza e canale di colata come è prassi usuale delle colate in sabbia industriali (questo filtro ha il duplice effetto di bloccare scorie o eventuali impurezze nel fuso e di regolare la velocità con cui la materozza alimenta lo stampo). Altre soluzioni ipotizzate ma non alternative a quella esposta riguardano la produzione di tre spirali in un unica soluzione e alimentate da un’unica materozza.
In figura 22-24 si riportano i disegni schematici sottoposti ai responsabili della digitalizzazione del modello; i vantaggi e gli svantaggi che si riscontrano sono:
1. La spinta idrostatica è la stessa, come la temperatura. La quantità di lega potrebbe eccedere la portata del crogiolo e per leghe a bassa colabilità si potrebbero avere risultati non misurabili
2. In questo caso la colata viene fatta in una materozza che, riempita, porta alle spirali con regolazione tramite filtro della velocità di colata. Uno dei rischi che si corre è quello di produrre un raffreddamento troppo rapido del fuso prima che completi il processo di colata con una forte dipendenza dalla temperatura esterna dell’ambiente di colata.
3. In questo caso si usa un design simile a quanto progettato per la colata singola ma si impone che l’ingresso della spirale arrivi nella parte finale invece che partendo dal centro. Il lato positivo è che per leghe ad elevata colabilità nella parte centrale della spirale si ha la continuazione in verticale (ex canale di colata) ottenendo un allungamento del modello stesso. Il lato negativo è che potrebbe essere necessario apportare ulteriori modifiche alla testa della spirale per ottimizzare la ricezione del fuso.
Per tutte e tre le ipotesi sarà indispensabile produrre una tipologia di materozza con canali di alimentazione seguendo la stessa prassi vista per il primo modello di spirale e in fase di progetto sarà necessario controllare che l’accesso alle tre spirali sia identico in modo da garantire che la velocità di flusso delle tre spirali sia identica.